Scompenso cardiaco, conferme per ivabradina - drvenuto.it - Benvenuti sul Sito Ufficiale di Filippo Luciano Dr. Venuto

Vai ai contenuti

Menu principale:

Scompenso cardiaco, conferme per ivabradina

Scompenso cardiaco, conferme per ivabradina
Nuove conferme circa l'importanza della riduzione della frequenza cardiaca con ivabradina per migliorare gli esiti clinici nello scompenso cardiaco e ribadire il ruolo cruciale della frequenza cardiaca nella fisiopatologia del disturbo. Arrivano dai risultati dello studio Shift (Systolic Heart Failure Treatment with If inhibitor Ivabradine Trial), appena pubblicati online su Lancet e discussi in sessione plenaria al Congresso europeo di Cardiologia (Esc) di Stoccolma, attualmente in corso. La mortalità, in base ai risultati dello studio, appare ridotta del 26%. «Dopo vent'anni dall'avvento degli Ace-inibitori e dieci dai beta-bloccanti, abbiamo oggi un nuovo farmaco salvavita» commenta Michel Komajda, del Dipartimento di Cardiologia dell'Università Pierre e Marie Curie di Parigi e coordinatore dello Shift. Nel trial randomizzato, in doppio cieco, controllato vs placebo e a gruppi paralleli sono stati presi in considerazione pazienti con scompenso cardiaco sintomatico e frazione d'eiezione ventricolare sinistra pari o inferiore a 35%, in ritmo sinusale con 70 battiti al minuto o più, ricoverati per scompenso entro l'anno precedente e in terapia medica stabile. I soggetti sono stati assegnati in modo randomizzato a un gruppo ivabradina (titolata a un massimo di 7,5 mg bis/die) o a un placebo. In tutto sono stati coinvolti 6.558 pazienti di 37 paesi, 3.268 in trattamento con ivabradina e 3.290 con placebo. Il follow-up mediano è stato di 22,9 mesi. Al termine ha subito un evento da endpoint primario (morte cardiovascolare o ammissione ospedaliera per peggioramento dello scompenso) il 24% dei pazienti del gruppo ivabradina e il 29% di quelli del gruppo placebo. Inoltre, sono occorsi meno eventi avversi gravi nel gruppo ivabradina (3.388 eventi) rispetto all'altro (3.847). «I dati sono davvero eccezionali» osserva Roberto Ferrari, presidente dell'Esc "soprattutto perché chi era incluso nello studio già riceveva cure ottimali, come previsto dalle linee guida. Il farmaco agisce riducendo la frequenza cardiaca, un fattore di rischio poco noto ma importante al pari di ipertensione, ipercolesterolemia, fumo e sovrappeso».
Lancet, 2010 Aug 29. [Epub ahead of print]


Torna ai contenuti | Torna al menu