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Osteoprotegerina predittiva di exitus nello scompenso

Osteoprotegerina predittiva di exitus nello scompenso

In uno dei molti filoni dello studio Gissi-Hf (Gruppo Italiano per lo studio della sopravvivenza nell'infarto miocardico-Heart failure), è stato verificato che i livelli circolanti di osteoprotegerina (Opg) nei pazienti con scompenso cardiaco cronico sono associati all'incidenza di morte indipendentemente dai fattori di rischio cardiovascolare convenzionale. Il dato è nuovo: finora, infatti, si sapeva che l'Opg, uno dei membri della superfamiglia dei recettori del fattore di necrosi tumorale, fosse predittivo di decesso solo in caso di scompenso dopo sindrome coronarica acuta. Il risultato è emerso da un trial, coordinato da Ragnhild Røysland della divisione di Medicina dell'Ospedale universitario Akershus a Lørenskog (Norvegia), nel quale si è svolta una valutazione basale di Opg in 1.229 pazienti scompensati, ricoverati in 51 differenti centri clinici. I soggetti reclutati sono stati poi randomizzati ad assumere acidi grassi polinsaturi omega-3 (1 g/d) o rosuvastatina (10 mg/die) vs placebo. Circa l'analisi dei dati, l'associazione tra Opg e outcome è stata effettuata mediante modelli di Cox di regressione proporzionale di rischio. In un tempo mediano di follow-up pari a 3,9 anni, sono deceduti 332 pazienti e 791 soggetti sono morti o sono stati ospedalizzati per cause cardiovascolari. In base all'analisi univariata, i livelli basali di Opg sono risultati fortemente associati con l'incidenza dell'exitus (hazard ratio: 1,53). Dopo aggiustamento per i marcatori convenzionali di rischio, l'Opg è rimasta un significativo elemento predittivo di morte (hr: 1,20).
Am Heart J, 2010; 160(2):286-93


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