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DEPRESSIONE E DISTURBI DELL'UMORE

ATTIVITA' > MEDICINA GENERALE > LE PATOLOGIE PIU' FREQUENTI > SINTOMI ANSIOSO/DEPRESSIVI

I Disturbi dell' Umore
I disturbi dell'umore sono un'entità di notevole interesse per il medico poiché presentano un elevato indice di prevalenza, che attualmente si attesta, nella popolazione italiana, intorno al 5-25%. La distribuzione per sesso non è paritaria, ma in rapporto di 2 a 1 rispettivamente tra donne e uomini (il rischio di sviluppare un disturbo dell'umore nel corso della vita è del 7-12% per gli uomini e del 20-25% per le donne).
I disturbi dell'umore sono una malattia eterogenea la cui eziologia non è nota, ma è verosimilmente legata all'interazione tra fattori genetici, biologici e psicosociali: sulla base di fattori genetici e biologici si instaurano fattori psicosociali, il cui ruolo, tuttavia, è ancora da definire. La maggior parte delle teorie biologiche sulla depressione si focalizza su anomalie in uno o più sistemi neurochimici cerebrali, quali la noradrenalina, la serotonina e la dopamina. Diversi studi in questo senso hanno portato a una serie di ipotesi riguardanti la fisiopatologia della depressione, pur non riuscendo a definirne chiaramente il meccanismo.
I disturbi dell'umore hanno come caratteristiche peculiari la periodicità e la ciclicità, che si estrinsecano nel ripetersi nel tempo di episodi di malattia, intervallati tra loro da periodi più o meno lunghi di normotimia e completo recupero del funzionamento. Altro elemento importante nella patologia dell'umore è la polarità, che consiste nel ripresentarsi di episodi depressivi, oppure l'alternarsi di sindromi depressive a fasi di segno opposto, euforiche o maniacali.
I disturbi dell'umore comprendono il disturbo depressivo maggiore, i disturbi bipolari (I e II), il disturbo distimico, il disturbo ciclotimico.

Disturbo depressivo maggiore
Un disturbo depressivo maggiore viene definito dalla presenza di uno o più episodi depressivi maggiori senza storia di episodi maniacali o misti. I soggetti affetti da episodio depressivo presentano una deflessione del tono dell'umore associata a un venir meno dello slancio vitale; il dolore non si attenua con il passare del tempo, sembra esagerato in rapporto al presunto evento scatenante oppure inappropriato o non collegato ad alcuna causa evidente. Si parla, quindi, di dolore morale, cioè la consapevolezza dell'ineluttabilità degli eventi. A esso si accompagna una costellazione di sintomi che investono l'area emotivo-affettiva (sentimenti di colpa, inadeguatezza e/o rovina), quella neurovegetativa (alterazione del ritmo sonno-veglia, dell'alimentazione, del peso corporeo), l'attività psicomotoria (rallentamento/agitazione, senso di vuoto mentale, difficoltà nell'espressione verbale e alterazione della mimica) e, infine, la cognitività (alterazione dell'attenzione, della capacità di concentrazione, della memoria). Il quadro psicopatologico che nell'insieme si profila è caratterizzato da una perdita globale, che si manifesta in ogni ambito della vita del soggetto ed è oggettivamente osservabile. Questi individui spesso presentano ideazione di morte o suicidaria; i pensieri variano dalla convinzione che gli altri starebbero meglio se la persona fosse morta, a pensieri transitori, ma ricorrenti, di suicidarsi, a piani effettivi specifici per compiere il suicidio.

Disturbo bipolare
Gli individui con episodi maniacali ed episodi depressivi e quelli con soli episodi maniacali sono considerati affetti da un disturbo bipolare. Un episodio maniacale è un periodo definito di alterazione dell'umore che è persistentemente elevato, espansivo o irritabile; a questo si associa un'esagerata autostima, ridotto bisogno di sonno, distraibilità, grande attività fisica e mentale, disinibizione comportamentale. Sebbene l'umore del soggetto possa risultare inizialmente contagioso per l'osservatore, viene riconosciuto come eccessivo da parte di coloro che conoscono bene la persona. L'espansività, l'ottimismo esagerato, la grandiosità e la mancanza di giudizio spesso inducono questi soggetti a un imprudente coinvolgimento in attività piacevoli, quali eccessi nel comprare, guida spericolata, investimenti in affari avventati e comportamento sessuale insolito; per proteggere l'individuo dalle conseguenze spiacevoli che questi atti possono generare spesso si rende necessaria l'ospedalizzazione.

Disturbi distimico e ciclotimico
Il disturbo distimico e il disturbo ciclotimico, invece, si caratterizzano per la presenza di sintomi rispettivamente depressivi o di entrambe le polarità, di gravità minore rispetto al disturbo depressivo maggiore e al disturbo bipolare, ma che si mantengono per periodi più lunghi. I soggetti affetti da un disturbo dell'umore, più frequentemente rispetto a quelli che soffrono di altre patologie, tendono a rivolgersi inizialmente al medico di medicina generale, il quale spesso incontra notevoli difficoltà a inviare il paziente dallo psichiatra a causa dello stigma sociale tuttora presente. Il programma terapeutico, pertanto, deve includere un intervento psicoeducativo sulla natura del disturbo, così da ridurre la resistenza del paziente e facilitare un intervento specialistico. È bene tenere in considerazione che un elemento da valutare nel trattamento di una persona affetta da episodio depressivo è il rischio suicidario; garantire la sicurezza dell'individuo è pertanto l'obiettivo primario e la presenza di ideazione suicidaria costituisce un'indicazione al trattamento ospedaliero.

Bibliografia e Sitografia:
Andreoli V, Cassano GB, Rossi R. DSM-IV. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali - Text revision, IV edizione. Masson, Milano 2001.
Cassano GB, Pancheri P, Pavan L, Pazzaglia A, Ravizza L, Rossi R, Smeraldi E, Volterra V. Trattato italiano di psichiatria, II edizione. Masson, Milano 2002.
Kaplan HI, Sadock BJ. Psichiatria. Manuale di scienze del comportamento e psichiatria clinica. Centro Scientifico Internazionale, Torino 2001.
http://www.harmoniamentis.it

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