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Parkinson, declino cognitivo e circolazione cerebrale

Morbo di Parkinson, declino cognitivo e circolazione cerebrale
Circa il 30% delle persone affette dalla malattia di Parkinson durante il decorso sviluppa un certo grado di declino cognitivo che va ad aggiungersi ai ben noti sintomi motori quali il tremore, la rigidità, la difficoltà a camminare e i disturbi dell'equilibrio, peggiorando ulteriormente la qualità di vita e l'autonomia residua. I meccanismi alla base di queste alterazioni sono complessi e non ancora del tutto chiariti. Le ricerche finora condotte li riferiscono in parte all'accumulo di composti tossici per le cellule cerebrali (analogamente a quanto avviene nel caso della demenza di Alzheimer) e in parte ad alterazioni della circolazione sanguigna cerebrale. Un recente studio condotto in collaborazione tra i National Institutes of Health, Bethesda (Stati Uniti) e la Catholic University of Korea di Seoul (Corea) contribuisce a far luce su questo secondo aspetto, individuando nelle variazioni della pressione arteriosa in posizione eretta e sdraiata un fattore di rischio per lo sviluppo di demenza. In particolare, analizzando 87 pazienti con malattia di Parkinson è stato osservato che condizioni di demenza erano più frequenti in chi presentava una pressione arteriosa elevata misurata in posizione supina e che in tutti i 13 pazienti in cui erano state riscontrate sia ipertensione in posizione sdraiata sia ipotensione ortostatica (ossia pressione bassa quando misurata mentre il paziente è in piedi) presentavano declino cognitivo oppure demenza. Al contrario, la mancata riduzione notturna della pressione arteriosa, che spesso si osserva nei pazienti parkinsoniani a causa del sonno frammentato e che di norma ha effetti vascolari sfavorevoli a livello di tutto l'organismo, non è apparsa correlata alla qualità delle prestazioni neurocognitive. Valutare e correggere precocemente i valori della pressione arteriosa in posizione eretta e sdraiata potrebbe contribuire a prevenire il declino cognitivo, permettendo di alleviare l'impatto della malattia di Parkinson sulla vita quotidiana di pazienti e familiari.
Neurology 2012;79(13):1323-31.

 
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