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Chi fuma è più a rischio demenza

Chi fuma è più a rischio demenza
Secondo una ricerca condotta presso l'Università di Hong Kong, in collaborazione con il Centre of Disease Control and Prevention di Shenzhen (Cina), il fumo contribuirebbe non soltanto a danneggiare apparato respiratorio e cardiovascolare, a promuovere diversi tipi di tumore e a esercitare tutta una serie di altre azioni dannose per l'organismo a vari livelli, ma anche a facilitare l'insorgenza di declino cognitivo lieve e demenza in tarda età. I nuovi dati a riguardo, che rappresentano un'ulteriore conferma di quanto emerso da diversi studi precedenti, aiutano a comprendere meglio il meccanismo attraverso il quale la nicotina e gli altri composti tossici liberati o prodotti nell'organismo dopo aver fumato possono interferire con il metabolismo delle cellule cerebrali. Confrontando la funzionalità neuronale di due gruppi di topi esposti al fumo di sigaretta oppure a un fumo apparentemente simile, ma privo di qualunque tossicità (per un'ora al giorno per otto settimane), si è visto che soltanto nei primi si verificavano importanti cambiamenti nei meccanismi di comunicazione tra le cellule nervose, almeno potenzialmente in grado di compromettere l'efficienza intellettiva. Inoltre, nei "topi fumatori" sono state riscontrate alterazioni nel metabolismo del precursore della proteina beta-amiloide (APP), ossia proprio in uno dei due composti ritenuti principalmente responsabili dell'insorgenza della malattia di Alzheimer (l'altro è la proteina Tau). Per finire, lo studio ha ribadito il significativo aumento dello stress ossidativo indotto dal fumo a livello dell'ippocampo, una regione presente al centro del cervello, cruciale per i processi di memorizzazione e orientamento: due funzioni specificamente alterate nei pazienti con declino cognitivo lieve e demenza.
PlosOne 2012;7(5):e36752

 
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