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Capacità cognitive, invecchiamento e alimentazione

Capacità cognitive, invecchiamento e regime alimentare
Secondo uno studio condotto presso la Oregon health and sciences university di Portland, negli Stati Uniti, alcuni nutrienti presenti negli alimenti possono effettivamente favorire un miglior invecchiamento cerebrale. L’associazione, presente quando i livelli di queste sostanze sono elevati, è stata evidenziata con l’uso dell’imaging a risonanza magnetica, che ha permesso di scoprire anche una correlazione negativa tra le funzioni cognitive e le concentrazioni di acidi grassi trans.
       I ricercatori hanno preso in esame 104 persone (tra cui 64 donne) dall’età media di 87 anni che, in base ai controlli preliminari, non risultavano affette da demenza. Sono stati considerati ben trenta marcatori biologici riconducibili alla dieta e, attraverso modelli di regressione, si è esaminata per ciascuno di loro la relazione con i livelli cognitivi e con le caratteristiche morfologiche del cervello, determinata grazie alle immagini della risonanza magnetica. Si tratta del primo studio ad aver verificato questo tipo di associazione nelle persone anziane e tre pattern si sono mostrati collegati sia alle funzionalità cognitive che alle misure relative all’invecchiamento cerebrale: oltre all’effetto benefico esercitato dalle alte concentrazioni di acidi grassi omega 3 a lunga catena e dai livelli elevati delle vitamine B1, B2, B6, folato, B12, C, D ed E, si è riscontrata l’azione negativa esercitata dagli acidi grassi trans in valori superiori alla norma.
        Le immagini da risonanza magnetica suggeriscono che l’azione favorevole delle vitamine BCDE possa esercitarsi sulla neurobiologia che governa l’atrofia cerebrale (che entra in gioco in patologie come l’Alzheimer), mentre l’azione favorevole degli omega-3 si sviluppa attraverso meccanismi vascolari. La relazione positiva del pattern BCDE con la funzione cognitiva complessiva si è mantenuta anche dopo l’incorporazione nel modello del volume cerebrale totale, da cui si deduce che gli effetti sulla cognizione non sono completamente mediati da cambiamenti strutturali.
Le raccomandazioni
        I ricercatori americani confermano dunque l’
importanza della dieta per mantenere in vecchiaia le migliori funzionalità cerebrali: «le attuali conoscenze ci permettono di distinguere tra gli apporti dietetici salutari e quelli che non lo sono, in relazione al rischio di contrarre certe malattie». Dagli Stati Uniti giungono dunque raccomandazioni in linea con la ben nota dieta di tipo mediterraneo: «i pattern omega-3 e BCDE» ricordano gli autori «sono favoriti dal frequente consumo di verdure con foglia verde scuro, crucifere, frutta e pesce; inoltre ci si possono aspettare alti valori di acidi grassi trans e retinolo nelle persone che consumano molti fritti, margarina, carne rossa e frattaglie».
Neurology. 2012 Jan 24;78(4):241-9


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