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Diabete tipo 2 ed errori nel dosaggio insulina

Diabete 2: pazienti in errore nel dosaggio insulina basale

Ogni 4 pazienti con diabete di tipo 2, uno non assume o non dosa correttamente l'insulina basale (long acting) nei 30 giorni precedenti. È l'esito più preoccupante emerso da un'ampia survey su internet in 6 nazioni denominata Gapp2 (Global attitudes of patients and physicians), i cui risultati preliminari sono stati esposti a Filadelfia, nel corso del 72° Congresso dell'American diabetes association (Ada). Più in dettaglio il sondaggio - condotto nel primo trimestre di quest'anno e che ha coinvolto 3.042 pazienti trattati con analoghi dell'insulina e 1.653 medici - ha evidenziato che le irregolarità di dosaggio sono comuni: nei 30 giorni precedenti il 22% dei pazienti “saltava” una dose, il 24% se la somministrava oltre 2 ore dopo il corretto orario, e il 14% diminuiva il dosaggio. Non solo. Tutto ciò si traduceva in un'alta quota di ipoglicemie, i cui sintomi (batticuore, tremori, sudorazioni, confusione) sono stati segnalati dal 36% dei pazienti intervistati. Si è infine verificata una correlazione tra frequenza di ipoglicemie e alterate assunzioni di insulina basale. Un passo avanti sotto questo profilo è rappresentato da degludec, insulina ultra-long-acting che, in un trial di fase 3a durato 52 settimane, ha dimostrato rispetto a insulina glargine di ridurre il tasso di ipoglicemie notturne nei pazienti con diabete 2, mantenendo il medesimo miglioramento di controllo glicemico. Lo studio di non inferiorità, sempre presentato all'Ada, ha previsto la somministrazione di entrambe le molecole in 1.030 pazienti adulti mai trattati in precedenza con insulina e inadeguatamente controllati con antidiabetici orali.«Rispetto a glargine, degludec ha mostrato una durata d'azione maggiore, fino a 40 ore, e un'attività costante  - profilo completamente piatto - , con raggiungimento del plateau dopo 3 giorni dalla prima iniezione» commenta Chantal Mathieu, endocrinologa dell'Università di Lovanio (Belgio). «Ciò porta a due vantaggi: l'assenza di ipoglicemie, pericolose per le complicanze a lungo termine, e un'ampia flessibilità nella somministrazione della dose, senza obbligo d'orario fisso, avendo solo cura di iniettarla non prima di 8 e non oltre 40 ore dalla successiva».
72mo Congresso Ada, 8-12 giugno 2012, Filadelfia (Usa)- Poster 1133-P


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