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Prevenzione atriale post-chirurgia e omega-3

Prevenzione atriale post-chirurgia: omega3 non riducono rischio
Nell’ampio trial internazionale Opera (Omega-3 fatty acids for prevention of post-operative atrial fibrillation) condotto su pazienti sottoposti a chirurgia cardiaca, la somministrazione perioperatoria di omega-3 non ha ridotto i rischi post-operatori di fibrillazione atriale post-operatoria rispetto al placebo.
Da agosto 2010 a giugno 2012, sono stati arruolati 1.516 pazienti in 28 centri ospedalieri statunitensi, argentini e soprattutto italiani (in primo luogo gli Ospedali riuniti di Bergamo), coordinati da Dariush Mozaffarian della Harvard school of public health e da Roberto Marchioli del Consorzio Mario Negri Sud di Santa Maria Imbaro. I partecipanti, sottoposti a chirurgia cardiaca, dopo randomizzazione hanno ricevuto placebo oppure capsule di un grammo di olio di pesce contenenti 840 mg di acido grasso polinsaturo (Pufa) omega-3, con un carico pre-operatorio da otto a dieci grammi giornalieri e due grammi dopo l’intervento, per dieci giorni o fino alle dimissioni. Con un’età media di 64 anni, il 72,2% dei pazienti era di sesso maschile e l’intervento maggiormente praticato è stato di chirurgia valvolare (52,8%).
La comparsa di fibrillazione flutter atriale di durata superiore a 30 secondi dopo l'intervento ha costituito l’endpoint primario dello studio e non si è verificato in percentuali diverse tra i pazienti appartenenti al gruppo di controllo (233 soggetti, pari al 30,7% del totale) e coloro che hanno assunto l’olio di pesce (227 pazienti, pari al 30,0%). Gli autori hanno poi scelto diversi endpoint secondari, come la durata della fibrillazione atriale superiore a un’ora, il tempo in cui si è verificata la prima fibrillazione atriale dopo l’intervento, il numero di episodi, la durata della degenza ospedaliera, eventi avversi cardiovascolari gravi, emorragie e la mortalità a 30 giorni. In genere, anche per gli endpoint secondari, la somministrazione di n-3 PUFA non si è associata a differenze statisticamente significative rispetto al placebo. Durante la permanenza in ospedale, si sono avuti eventi cardiovascolari gravi in venti pazienti nel gruppo placebo (2,6%) e in 13 nel gruppo n-3 Pufa (2,6%). La fibrillazione atriale è stata sostenuta, sintomatica o trattata con cardioversione nel 30,5% e nel 29,8% dei casi; i pazienti che hanno avuto un solo episodio di fibrillazione sono stati rispettivamente il 20,6% e il 20,7%, mentre si sono avuti due episodi nel 7,8% e nel 6,5% e tre nel 2,4% e 2,8% dei casi. Tromboembolismo venoso e mortalità sono stati però inferiori nel gruppo n-3 Pufa, in cui nei primi 30 giorni sono deceduti otto pazienti (1,1%) rispetto ai 15 (2,0%) del gruppo placebo. L’integrazione con olio di pesce è stata ben tollerata e non ha aumentato il rischio di sanguinamento.
JAMA. 2012 Nov 5:1-11. [Epub ahead of print]

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