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Asma in sportivi: rischio tolleranza a broncodilatatori

Asma da sforzo in sportivi: rischio tolleranza a broncodilatatori
L'asma indotto dallo sforzo (Eia) negli sportivi, specie quelli coinvolti in prove di resistenza, può essere gestito allo stesso modo di qualsiasi altro paziente non dedito all'agonismo. Occorre però tenere conto del rischio che si sviluppi tolleranza ai broncodilatatori e delle problematiche correlate al doping. Il tema è trattato da tre studiosi dell'università di Copenhagen i quali, dopo aver ricordato che ovviamente la valutazione clinica è della massima importanza nella diagnosi di Eia negli atleti, analizzano le linee di terapia. I principi basilari del trattamento farmacologico sono uguali a quelli applicati alla popolazione non sportiva, e comprendono il ricorso a corticosteroidi inalatori, beta-2-agonisti e antagonisti dei leucotrieni. Esistono varie prove, però, che l'uso quotidiano di beta-2-agonisti possa determinare lo sviluppo di fenomeni di tolleranza. La terapia di prima scelta dell'Eia, anche negli atleti, è costituita dai corticosteroidi inalatori per via del loro effetto antinfiammatorio. Tutti i medici che hanno in cura uno sportivo agonista, inoltre, dovrebbero mantenersi aggiornati sui farmaci antiasmatici considerati dopanti. Passando alla terapia non farmacologica dell'Eia, questa comprende il riscaldamento fisico, che può avvantaggiasi del periodo refrattario successivo un attacco di Eia, e un'elevata assunzione di sostanze antiossidanti che possono ridurre l'infiammazione delle vie aeree. Infine, l'impiego di caschi “caldi”, specificamente disegnati per atleti con attività outdoor invernali, possono proteggere dalla broncocostrizione scatenata dall'inalazione di aria fredda o secca.
J Asthma, 2012; 49(5):480-6

 
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