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Ca-antagonisti diidropiridinici e Parkinson

Ca-antagonisti diidropiridinici non frenano il Parkinson
A fronte di recenti sperimentazioni su modelli animali che avevano identificato i Ca-antagonisti diidropiridinici come potenziali neuroprotettori, un recente studio canadese non ha rilevato benefici specifici nel trattamento con diidropiridine nel ritardare la progressione della malattia di Parkinson. Si è trattato di uno studio retrospettivo che ha attinto ai dati registrati presso gli archivi delle assicurazioni sanitarie in Ontario ed estratto le cartelle cliniche di 4.733 ipertesi oltre i 65 anni che avevano sviluppato il morbo di Parkinson. Gli autori hanno effettivamente individuato un’associazione tra l’utilizzo sul lungo periodo di principi diidropiridinici e il ridotto rischio dei tre principali outcome considerati (tempo trascorso fino alla necessità di istituire una terapia specifica, fino al ricovero in un ospizio, fino al decesso). Non si è notata alcuna differenza tra somministrazione di amlodipina (a bassa penetrazione cerebrale) e agenti non amlodipinici (a elevata penetrazione cerebrale). Il problema è che l’hazard ratio calcolato non è abbastanza significativo per poter essere considerato un indicatore dell’effetto dei farmaci sulla progressione della malattia di Parkinson, «almeno» affermano i ricercatori canadesi «nelle dosi utilizzate per trattare l’ipertensione».

Ann Neurol, 2012; 71(3):362-9

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