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Nuove conferme sul “paradosso dell''obesità”

Nuove conferme sul “paradosso dell''obesità”
Un ampio studio americano ha rilevato che la mortalità in corso di ricovero per infarto acuto del miocardio è più bassa nei soggetti con obesità patologica, con indice di massa corporea superiore a 40. «Partendo da precedenti segnalazioni di esiti a breve termine peggiori per i pazienti con obesità grave ricoverati con sindromi coronariche acute, abbiamo voluto capire se questa associazione risultava evidente in un ampio database nazionale» scrivono sull''American journal of cardiology Shaista Malik e colleghi dell''università di Irvine, in California. «Utilizzando i dati del Nationwide inpatient sample (Nis) dell''Healthcare cost and utilization project, abbiamo analizzato le  associazioni tra obesità patologica, impiego di terapie e mortalità dopo aver provveduto agli aggiustamenti per caratteristiche alla baseline, tra cui le comorbidità, per 413.673 pazienti ricoverati con infarto acuto del miocardio». Tra di essi, la prevalenza di obesità patologica era del 3,7%: «Con nostra sorpresa, anche se i pazienti gravemente obesi presentavano tassi più elevati di fattori di rischio come diabete e ipertensione, avevano un rischio di morte più basso rispetto ai pazienti non obesi» spiega Malik. I dati non corretti mostravano per i pazienti con obesità patologica una mortalità intra-ospedaliera del 3,5%, molto inferiore al 5,5% del resto dei pazienti, con un andamento coerente anche nelle analisi dei sottogruppi con sopraslivellamento del tratto ST (4,7% rispetto a 6,3%) e senza sopraslivellamento del tratto ST (3,1% rispetto a 5,1%). Una volta applicata la correzione, tuttavia, si è annullata la differenza nella mortalità intra-ospedaliera considerando solo i pazienti con Stemi a prescindere che fossero stati sottoposti a cateterizzazione diagnostica, Pci, Cagb o nessuna procedura, mentre tra i pazienti non-Stemi quelli con obesità patologica hanno mostrato un rischio più basso di mortalità intraospedaliera (odds ratio 0,87). In generale i pazienti obesi sono più giovani, si presentano più spesso con un infarto senza sopraslivellamento del tratto ST e a ricevere un bypass, tutti elementi che potrebbero contribuire alla riduzione del rischio. «Un''implicazione del nostro studio è che occorre rivalutare il modo con cui misuriamo l''obesità solo in base a peso e altezza» commenta Malik. «Altri metodi, tra cui la percentuale di grasso corporeo, potrebbbero essere più accurati nell''individuare chi è più a rischio con una malattia cardiaca».
Am J Cardiol. 2013 Jan 26. pii: S0002-9149(12)02636-7. doi: 10.1016/j.amjcard.2012.12.033.

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